Alessandro Barbero - Federico II Stupor Mundi o Anticristo

Oct 30, 2025

Description

Onorio Terzo incorona in San Pietro Federico II imperatore del Sacro Romano impero il 22 novembre del 1220, Federico II si impegna ad intraprendere una crociata entro nove mesi e si impegna ad amministrare la Sicilia separatamente dall'Impero.

Passato alla storia con l'appellativo stupor mundi ("meraviglia o stupore del mondo"), Federico II era dotato di una personalità poliedrica e affascinante che, fin dalla sua epoca, ha polarizzato l'attenzione degli storici e del popolo, producendo anche una lunga serie di miti e leggende popolari, nel bene e nel male. Nonostante ciò è ricordato per aver accolto alla sua corte grandi artisti e poeti del suo tempo, rendendo il suo regno un centro di grande cultura. Il suo mito finì per confondersi con quello del nonno paterno, Federico Barbarossa. Il carisma di Federico II è stato tale che all'indomani della sua morte, avvenuta a Fiorentino di Puglia (Torremaggiore), il figlio Manfredi, futuro re di Sicilia, in una lettera indirizzata al fratello Corrado IV citava tali parole: «Il sole del mondo si è addormentato, lui che brillava sui popoli, il sole dei giusti, l'asilo della pace».

Il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa moralizzatrice e di innovazione artistica e culturale, volta a unificare le terre e i popoli, ma fortemente contrastata dalla Chiesa, di cui il sovrano mise in discussione il potere temporale. Ebbe infatti ben due scomuniche dal papa Gregorio IX, che arrivò a vedere in lui l'anticristo.[1] Federico fu un apprezzabile letterato, convinto protettore di artisti e studiosi: la sua corte nel Regno di Sicilia fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, germanica, araba ed ebraica. Uomo straordinariamente colto ed energico, stabilì in Sicilia e nell'Italia meridionale una struttura politica molto somigliante a un moderno regno, governato centralmente e con un'amministrazione efficiente.

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Ernest Kantorowicz

Stupor mundi fu detto dai contemporanei Federico II di Svevia, l’unico degli imperatori germanici del medioevo, insieme con il Barbarossa, che subito ci rimandi a immagini evidentissime: la disfatta inflittagli nel 1248 dai popolani di Parma, gli splendori della corte di Sicilia, i castelli di Puglia, gli arcieri musulmani, le donne dell’harem, le cacce col falcone illustrate nel suo trattato. Immagini romantiche, però. E confluenti verso un’interpretazione convenzionale, tesa a chiudere con la sua figura un conflitto secolare tra Impero e Chiesa, e inaugurare invece il decollo della civiltà borghese mercantile culminante nel Rinascimento. In questo libro, invece, l’imperatore si muove all’interno di un complicato gioco d’azioni e di reazioni. Di lui viene rivelata, duplice e sconcertante, l’anima insieme feudale e illuminata: il senso feroce del potere, e lo scetticismo che a esso poneva di continuo un limite invalicabile.

Wolfgang Stürner

Protagonista di una stagione di eccezionale rilievo nella storia d'Europa, Federico II è stato e continua ad essere oggetto di interpretazioni antitetiche: sovrano illuminato, capace di destreggiarsi e imporsi nella complicata realtà politico-sociale dell'Europa del '200, per alcuni; è stato, secondo altri, un "imperatore medievale", intollerante e poco lungimirante. Stürner riallaccia i fili della memoria dell'intera vicenda federiciana: dalle origini - l'eredità normanna e quella sveva e l'intricata vicenda familiare ai complicati, e spesso aspri, rapporti tra il papato e l'impero, rimuovendo le stratificazioni mitologiche e ideologiche che nei secoli hanno avvolto la figura di Federico II, alterandone la fisionomia. Quella di Wolfgang Stürner è l'opera più completa e aggiornata sull'imperatore svevo, svincolata dalle secche delle strumentalizzazioni ideologiche, unanimemente apprezzata per il rigore storico e filologico, il puntuale utilizzo del vastissimo deposito di fonti e letteratura, l'antidoto migliore contro ogni forzatura interpretativa. Completa l'edizione italiana una importante introduzione di Ortensio Zecchino.