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Nei secoli XVII e XVIII in molti stati Europa andò ad affermarsi un sistema politico, conosciuto come assolutismo monarchico, caratterizzato dalla presenza al vertice di governo di un monarca detentore unico dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario secondo la giustificazione del "diritto divino dei re". In questo contesto il sovrano si dichiarava superiore a qualsiasi legge e senza altra autorità, né temporale né spirituale, sopra di egli. Tale situazione fu la conseguenza di alcuni processi già iniziati già secoli addietro in pieno basso medioevo, tra cui la conquistata supremazia della corona sulla nobiltà sempre più relegata a un ruolo di secondo piano e alla non più distinzione tra il potere civile e quello religioso. Teorizzato anche da celebri filosofi del tempo, come Jean Bodin e Thomas Hobbes, l'assolutismo ebbe fortissime ripercussioni sulla società civile del tempo sempre più stratificata in diverse classi con privilegi, anche giuridici, differenti. Tuttavia vi furono anche ulteriori forme di governo diverse come la monarchia costituzionale presente in Inghilterra, l'oligarchia nella repubblica di Venezia o il feudalesimo aristocratico in Polonia.